Cronaca

Migranti, tutte le fake news di Matteo Salvini sul sequestro di persona. Ecco perché non può denunciare Conte e Lamorgese

Il leader della Lega invoca indagini nei confronti del premier e della ministra dell'Interno per non aver concesso subito il porto alle navi umanitarie. Ma fino a quando le Ong non sono in acque italiane la magistratura non può intervenire
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"Mi vogliono portare in tribunale? Ci verranno con me". Da giorni ormai Matteo Salvini posta su tutti i social e racconta in ogni trasmissione in cui è ospite la stessa balla: che Giuseppe Conte e Luciana Lamorgese sono imputabili come lui di sequestro di persona per non aver autorizzato immediatamente lo sbarco delle navi umanitarie che hanno soccorso migranti in questi mesi di governo giallorosso. E annuncia di voler denunciare il premier e la ministra dell'Interno. Ma a chi?

E' il caso di fare chiarezza. Il leader della Lega non sa o fa finta di non sapere che la giurisdizione in Italia è regolata dalle norme del codice di procedura penale che, naturalmente, stabilisce se, come, quando ed eventualmente quale autorità giudiziaria assume la competenza di valutare possibili ipotesi di reato. Nella fattispecie: fino a quando una nave non entra in acque italiane nessuna Procura è autorizzata ad aprire alcuna indagine su condotte che avvengono fuori dalla giurisdizione italiana. Anche perché, a meno che nel frattempo l'Italia non abbia assunto il coordinamento di un evento che avviene fuori dalle acque territoriali, a nessuna autorità italiana è contestabile un'ipotesi di reato relativa. Cosa diversa è, naturalmente, se ad essere coinvolte sono navi militari italiane che sono a tutti gli effetti territorio dello Stato.

Se così non fosse, Matteo Salvini (che da ministro dell'Interno ha bloccato decine di navi umanitarie per periodi ben più lunghi dei quattro giorni della Gregoretti o dei dieci della Diciotti) sarebbe iscritto nel registro degli indagati di più o meno tutte le Procure del mezzogiorno per decine di inchieste. E invece, fino ad ora, l'autorità giudiziaria gli ha contestato il sequestro di persona in soli tre casi: la Diciotti (per cui il Senato non ha concesso l'autorizzazione a procedere), la Gregoretti (per cui - dopo il sì della Giunta - è atteso il voto dell'aula il 17 febbraio) e la Open Arms (su cui - dopo la richiesta della Procura di Agrigento fatta propria dalla Dda di Palermo - deve ancora esprimersi il tribunale dei ministri di Palermo).

Ecco, dunque, che volendo utilizzare come esempio l'ultimo caso agitato da Salvini della Ocean Viking approdata oggi a Taranto cinque giorni dopo il primo soccorso in zona Sar libica, vale ricordare che la nave di Sos Mediterranée e Msf è rimasta dal 24 al 27 novembre a navigare in acque internazionali tra la zona Sar libica e quella maltese, ha chiesto il porto sicuro alla Libia rifiutando poi (ovviamente) quello di Tripoli offerto dal centro di ricerca e soccorso della Guardia costiera libica e (fuori dalla giurisdizione italiana) ha proseguito negli interventi di soccorso (altri quattro) aspettando che Italia o Malta offrissero un porto sicuro. Cosa che il Viminale ha fatto alle 22.47 di lunedì 27 quando la nave ha ricevuto indicazione di dirigersi verso Taranto. Dunque nessuna autorità giudiziaria potrà mai contestare a Conte e Lamorgese alcuna ipotesi di reato di sequestro di persona visto che da quando l'Italia è entrata "in gioco" non è stata presa alcuna decisione configurabile come tale.

E così in tutti gli altri precedenti sbarchi che il Conte bis ha autorizzato con un'attesa media di tre giorni e comunque sempre con navi fuori dalle acque italiane, alle quali non è mai stata firmata più alcuna interdizione all'ingresso e allo sbarco in territorio italiano nonostante il decreto sicurezza bis (sostanzialmente disapplicato) sia ancora in vigore.

Come appare del tutto chiaro, una situazione ben diversa dai casi Diciotti e Gregoretti, navi militari italiane (dunque territorio italiano) che hanno agito sempre su input delle autorità italiane e che sono state bloccate, in acque e in porti italiani, su ordine dell'allora ministro dell'Interno. Come hanno puntualmente ricostruito le inchieste delle Procure e dei tribunali dei ministri competenti per territorio a seconda del luogo in cui è stato commesso il reato.